Il suicidio assistito di una donna affetta da sclerosi multipla diventa un punto cruciale del dibattito etico.
Una notizia che fa riflettere giunge dal Friuli Venezia Giulia: l’Asl ha dato il proprio consenso al suicidio assistito per una donna di 55 anni, diagnosticata con sclerosi multipla. Questa decisione, frutto delle analisi di una commissione medica multidisciplinare, attesta che la paziente presenta tutti i prerequisiti necessari per accedere alla morte volontaria assistita. La palla adesso passa al Comitato etico unico regionale, atteso al delicato compito di esprimere il proprio parere in merito.
La decisione dell’ASL e l’intervento del comitato etico
Il quadro clinico della donna, ben delineato dall’Associazione Luca Coscioni, evidenzia una condizione di estrema vulnerabilità. Nonostante la sua malattia la renda completamente dipendente da terzi per le attività quotidiane e la privi di una terapia curativa, “Anna” – come viene chiamata dall’Associazione – ha mantenuto una lucidità mentale invidiabile. Questo elemento rende ancora più pregnante il suo desiderio di accedere al suicidio medicalmente assistito.
L’ombra della scelta: la decisione cambia tutto?
Un punto cruciale e senza precedenti emerge dalla situazione: l’interpretazione dell’assistenza continua come “trattamento di sostegno vitale“. Per la prima volta, sottolinea l’Associazione Coscioni, l’assistenza da parte di terzi viene vista non solo come un aiuto, ma come un sostegno essenziale per la vita. A confermare questa prospettiva è l’avvocato Filomena Gallo, rappresentante dell’Associazione, sottolineando l’importanza del parere positivo espresso dalla Commissione.
Questo caso pone l’Italia di fronte a domande etiche e morali che non possono essere trascurate. Il Friuli Venezia Giulia diventa il teatro di una decisione che potrebbe avere ripercussioni su tutto il territorio nazionale.